IT – Recensione libro di Stephen King

Un’angosciante e dolce stretta al cuore quando, alle 4 del mattino del 9 settembre 2024, ho chiuso definitivamente sul mio comodino un mattone gigantesco di 1200 pagine chiamato IT.
Perchè scrivo questo? perchè proprio il 9 settembre 1981, Stephen King inizia a scrivere la sua storia ambientata a Derry, città immaginaria nel Maine, e attraversa un arco temporale che va dal 1957 al 1985.

estate 2024, recensione del libro it di stephen king

La storia? Da una parte c’è quella che credono di conoscere coloro che hanno solo visto il film e dall’altra c’è un romanzo straordinario che tratta temi come l’infanzia, i mostri, l’amore, la crescita, il dolore, la paura. IT non è solo una storia horror, nasce dalla mente di uno dei migliori scrittori di horror dei nostri tempi, ma è anche un romanzo di formazione che ti squarcia il cuore. Si, stiamo sicuramente parlando di un libro con una quantità di dettagli eccessiva, di momenti in cui credi di essere vicino alla situazione clou, e poi il RE decide di rovesciare una serie di preamboli in cui rimani incastrata. Ecco, forse è proprio questa la magia : l’incastro fastidioso, quello così tanto amato e così tanto odiato. Ma niente viene affidato al caso, perchè quello che per il lettore è eccessivo per Stephen King serve a dare maggiore spessore al personaggio, a tracciare meglio il suo cammino.

Da dove comincia? Da uno degli omicidi più famosi della letteratura: 1957, il piccolo George, col suo impermeabile giallo e la sua barchetta, durante un giorno di pioggia, viene ucciso. No, non viene risucchiato nelle fogne, ma rimane proprio lì, vicino al marciapiede di Witchman Street, con un braccio solo a testimoniare la ferocia del male che invade ormai da anni le strade della città. Derry, infatti, è maledetta, ed è proprio da questa maledizione che emergono le sette potenti voci dei protagonisti. 1985, la voce di Mike Hanlon, bibliotecario di Derry, riaccende il ricordo di una promessa nella vita di sei persone, i suoi amici d’infanzia.

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Ormai adulti Stanley Uris, Bill Denbrough, Richard Tozier, Ben Hanscom, Eddy Kaspbrak e Beverly Rogan vengono risvegliati dal torpore dell’età adulta per ricordare, perchè qualcuno o qualcosa è tornato.

A Derry c’è un numero eccessivo di bambini scomparsi, omicidi irrisolti, la gente sembra non vedere e per sapere cosa è un posto, è necessario sapere che cosa era. Ecco perchè King scrive infinite pagine tratte dal diario di Mike in cui presenta la sua ricerca dell’antica Derry. Tutto riporta a fenomeni eclatanti, come l’esplosione alla Ferriera in cui morirono 102 persone, e la domanda è sempre la stessa : perchè nessuno vede niente ?. King descrive perfettamente la città, le strade, i negozi, le case e i luoghi, come i Barren, una zona di campagna vicino la discarica che diventa il ritrovo del club dei perdenti.

Chi sono i perdenti? I protagonisti nella prima parte del romanzo sono adolescenti, hanno molto in comune, per esempio sono tutti vittime di bullismo, come Ben. Conosciuto anche come ” Covone”, Ben scappa dai ragazzi più grandi come Henry, la biblioteca è il suo luogo sicuro e capisce l’amore ancor prima degli altri quando accetta il rischio di non essere ricambiato. Anche Bill conoscerà l’amore, il grande Bill, il mio personaggio preferito, un bambino balbuziente che vive il senso di colpa per la morte del fratello. E’ il capo del gruppo, lui riesce a unire tutti, nel romanzo viene descritto come colui che sente più degli altri, che sa quanto fa male perdere qualcuno che ami ma che non sa quanto può essere forte e invincibile come quando corre con la sua amata bici, Silver. Dedicherei un intero articolo solo per parlare di questa bici, perchè quello che rappresenta è forse la cosa più potente di tutto il romanzo. Il capitolo che più mi ha commossa è : ” Bill incontra un fantasma”, in cui Silver ritorna per salvargli la vita come ha fatto in passato, può battere il diavolo e non solo.

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Poi c’è Richie, il burlone del gruppo, con le sue battute e il suo animo da giullare riesce a regalare sempre l’armonia giusta, ma ha anche tanta forza, quella di chi vuole ancora giocare e non vuole perdere questo gioco pure di fronte alla paura. Eddy è invece il personaggio che più mi ha sorpreso perchè Stefano il Re descrive un bambino ipocondriaco con una madre opprimente ma nel capitolo ” il braccio di Eddy” dimostra tutto il suo coraggio quando affronta un’altra inevitabile esperienza : un tradimento.

Beverly è la ragazza del gruppo, quella che avrebbe tanto voluto vivere come loro piuttosto che vivere da vittima. Un padre violento, un compagno altrettanto violento, una vita fatta di possessione, dove lottare per lei è sempre stata una questione di sopravvivenza. E per finire Stanley, povero Stan, il bambino ebreo più grande della sua età, un personaggio che a mio avviso più di tutti riesce a far sentire tutto il suo vero terrore.

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Tutti ritornano, o quasi, e quando ritorni ricordi e ti senti un gigante in un paese di persone piccole. C’è un mostro, c’è un ciclo di 27 anni che si ripete e si conclude con una catastrofe e c’è… la lotta. IT aspetta, e non gli importa più di essere un clown, un licantropo, una mummia perchè sa che l’unico modo per fare davvero paura ad un adulto è : il ricordo. Tornare indietro per ritrovarsi è il viaggio più terrificante di tutti, il vero incubo. Che cosa è IT ? è la paura e non solo, la sua forma finale è quella di un ragno, è gravida, ma si presenterà sempre con la forma della tua paura.

Ma ogni credenza ha il suo rovescio e la lotta tra il male e il bene è una cosa che rincuora. La tartaruga e L’Altro li aiuteranno ( leggere La torre nera per comprendere meglio ) personaggi di un universo che Bill incontrerà durante il rituale per uccidere IT. Si sono fatte avanti tante polemiche sulla scena che King ha scritto dopo la morte di IT, i protagonisti sono bloccati nelle fogne e non sanno più come uscire, perdono l’orientamento e la magia del gruppo, e Beverly compie un atto d’amore per riunirli. Una scena forse completamente fuori da tutto il resto del romanzo ma che ho trovato descritta in maniera così dolce da non disturbarmi.

Come finisce? Come accadeva allora riaccade. Però, prima che questo possa spazzare via per sempre ogni briciola di magia, Bill compie la sua ultima corsa (e qui sono arrivata ad una cascata di lacrime!!). Il finale è dolce e amaro, nel romanzo dimenticano ma nel film diretto da Muschietti del 2019, nell’ultima scena, quella tra Bill e Mike, c’è un’altra faccia della medaglia che ho apprezzato di più :

Una magia che non dovrebbe andare via solo perché si diventa adulti, anzi deve risuonare. Anche il personaggio di Stan ha un’opportunità in più, di dire un ultima e preziosa cosa ai suoi amici :

…E’ UNICO ! Ho trascorso un’estate insieme a loro ed è stata una delle più belle della mia vita.

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