Il mio viaggio verso… Itaca

Esattamente un anno fa mi trovavo ad Atene, in Grecia. Ero lì per lavoro e, dopo giorni di studio fatti sul mito di Antigone, abbiamo realizzato una performance finale e ci siamo esibiti al parco di Platone per tutti coloro che si trovavano lì anche per caso. Quella città, quella terra, ha riempito i miei occhi di meraviglia. Un viaggio, il mio, che come sempre mi ha aiutata a ritornare a “casa”, più forte, più bella, più ricca. Una ricchezza che non ha mai fine, un viaggio che ha solo preceduto quelli che dovrò affrontare, e così casa mia, la mia Itaca, mi troverà sempre più piena.

“Itaca” è una poesia del 1911 di Konstantinos Petrou Kavafis, poeta e giornalista greco. Considerata la sua opera più nota , “Itaca” è il segno di un uomo, una riflessione che fa a se stesso o a qualcuno più ingenuo, a tratti ormai maturo, quasi come se fossero le ultime parole prima del suo ritorno in mare, un uomo che ha intrapreso un lungo viaggio, Ulisse che in mezzo al mare di vita ritorna a casa.

Nosci te ipsum” = “Conosci te stesso” è  l’iscrizione riportata sul tempio di Apollo a Delfi ed è qui che forse si racchiude il vero significato e la ricchezza del viaggio. Questo cammino non sarà facile ma pieno di difficoltà, come i mostri che misero alla prova Ulisse.

Ma se è vero che esiste un mostro esiste anche un eroe. L’eroe deve conoscere se stesso, i suoi turbamenti, le sue paure e i suoi limiti per trovare la sua forza, e alla fine vedere il mostro per quello che è : una creatura che come noi ha i suoi punti deboli.

“ Ho fatto l’errore di misurare il finito con l’infinito ”

( Ulisse, Creatura, Associazione Baccanica 2023)

Anche io come Ulisse, sono stata in viaggio per molto tempo e non sono più tornata sulla mia isola da più di un anno. Non ho più scritto e sono rimasta sopra una piccola nave , ho intrapreso il mio viaggio per ritornare e ho affrontato i miei mostri per rivivere . Non sapevo bene dove stavo andando ma dopo giorni ho capito che la cosa più importante che potevo fare era godermi il mio viaggio. Il mio percorso si è rivelato più importante della meta ed è lì che mi sono forgiata. Non è forse questa la più grande conquista dell’essere umano?

Con questo ritorno, sempre in viaggio, continuo il mio progetto sui 100 libri da leggere almeno una volta nella vita e lascio qui le parole di una delle mie poesia preferite nella speranza che nessun naufrago si senta perso.

Itaca – C. Kavafis

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Poseidone incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio;
senza di lei, mai ti saresti messo sulla via.
Nulla di più ha da darti.

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

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